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16 Feb

Il fenomeno “Selfie”

selfie-72-dpiViso, gambe, piedi, a figura intera o in primo piano, con gli occhiali nuovi oppure così, senza una ragione precisa. Chi non ha mai scattato un selfie? E’ il fenomeno del momento. La vera sfida è capire che cosa spinge ragazze, ragazzi, giovani e meno giovani, teenagers e vip a far circolare la propria immagine, spesso caratterizzata da smorfie e linguacce, su tutti i social network. Immagine che, presumibilmente, dovrebbe trasmettere il senso di “cool”, originale, alla moda, interessante. Recentemente è stata pubblicata la classifica geo-localizzata dei selfie: La nostra Milano è tra i luoghi nel mondo in cui ne vengono scattati di più. La prima è Manhattan, la terza Miami… La tecnica dell’autoritratto esiste da quando è nata la fotografia, ma il selfie rientra a pieno titolo nella cultura dei social network. Facile da realizzare grazie agli strumenti a disposizione: gli smartphone e la connessione immediata. Perchè dunque facciamo un selfie? Il primo dato è la grande volontà delle persone di dichiarare al mondo: io sono qui e sto facendo questo. C’è una componente narcisistica e di forte egocentrismo. Il narciso tradizionale in realtà disdegna il contatto con le persone, col selfie invece il soggetto vuole mostrarsi a più persone possibili, probabilmente per una ricerca di identità. In questo contesto lo stesso Facebook può essere definito un grandissimo specchio narcisista, una immensa vetrina autoreferenziale utile a dimostrare agli altri che cosa si è, quanto si vale, comunicare stati d’animo e caratteristiche di sè, spesso irreali, in modo disinvolto e senza le difficoltà ed i filtri della comunicazione diretta. Ciò significa che un reale confronto con gli altri non esiste, e che di fatto su Facebook si è soli. Si realizza così una gara tra tutti a chi è più “figo”che sancisce il trionfo di un individualismo sfrenato. Si tratta dunque di un vero e proprio problema di identità, un tentativo di reazione ai tempi del lavoro precario e delle numerose insicurezze materiali ed emotive. La foto blocca così il flusso dell’esistenza incerta e mutevole delle relazioni, del pensiero e del lavoro, allo scopo di fermare il tempo, “congelarlo” in uno scatto, tentando costantemente di definire la propria identità e comunicarla agli altri.

Staff
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